Museo Civico di Leonessa (Ri)   -   (+39) 0746-923212

Tuesday, 08 August 2017 18:30

Botticelle in legno

Botticelle in legno (cupélle).
La botticella fabbricata con doghe di legno, di forma oblunga e sezione ovoidale, munita di foro sul dorso, era usata per il trasporto dell’acqua e del vino.

Barilotti (cupellétte).
Per il trasporto dell’acqua, o del vino, da utilizzare durante il lavoro nei campi, si usava una botticella, detta “cupellétta”, costruita con doghe e cerchiata in ferro. Come il recipiente di maggior capacità – la cupélla – anche la cupellétta nella parte superiore era munita di foro da chiudere con tappo. Nella stagione calda e in specie durante i lavori della mietitura e della trebbiatura, l’acqua, in genere, veniva acidulata con aceto di vino per servire da efficace dissetante. Questo costume ereditava la tradizione militare romana della bevanda legionaria – la posca –preparata con acqua con aggiunta di aceto, e talvolta di uova.


Botticella da vino –
cupellétta (n. i. 40)

provenienza: agro reatino
materiale: legno di castagno, cerchiature in ferro alle estremità e due al centro. La doga della parte superiore presenta un rialzo rettangolare munito di foro in cui s’incastra il tappo. Su una delle fiancate è incisa la sigla CC
misure: l. cm. 33; h. max. cm. 19,5; ai lati cm. 15,5 x cm. 10 (max.); spessore doghe: mm. 12; fasce di ferro: lg. cm. 2,3; capacità: ca. lt. 5
stato di conservazione: buono
acquisizione: dono di Leonida Carrozzoni
anno: 2011

Published in Trasporti domestici
Friday, 28 July 2017 14:05

Recipienti da vino

Recipienti da vino.
Data l’altitudine, Leonessa non produce vino. A parte le varie osterie aperte sia in città che nelle frazioni, quotidiani punti di ritrovo serale per un pubblico esclusivamente maschile, il consumo domestico di vino era abbastanza ridotto, limitato in genere ai momenti festivi. Per l’approvvigionamento, il vino lo si importava dall’Ascolano, dalla vicina Valnerina, oppure dalla piana di Rieti. Vi era anche l’uso, specie da parte di gestori di spacci pubblici, di comprare il mosto lasciandolo fermentare. In questo modo, tuttavia, date le basse temperature autunnali insufficienti a permettere un’adeguata fermentazione, si otteneva un vino decisamente asprigno e soggetto a intorbidirsi. Vi era anche chi importava l’uva e provvedeva personalmente alla vinificazione. Anche in questo caso, tuttavia, si otteneva un vino simile a quello ottenuto partendo dal mosto. Nei lavori agricoli, come dissetante, si usava aggiungere all’acqua una piccola quantità di vino.

Botti.
Le botti da vino, a Leonessa e frazioni, erano usate in prevalenza da osti e rivenditori di vino mentre, per l’uso domestico, si usavano botticelle o damigiane 

Damigiane (dàmmiggiàne).
Le damigiane in vetro erano fornite di un rivestimento di paglia, o di assicelle di legno.                                                 

Misure di capacità.
Le misure di capacità da vino, in genere, non facevano parte della dotazione famigliare essendo usate negli spacci od osterie. Contrassegnate dal bollo dello Stato, garantivano l’esatta quantità del contenuto. Le misure da vino contenevano un quarto di litro, mezzo litro, un litro. Il nostro Museo possiede un raro esemplare di misura da vino in vigore nello Stato Pontificio (dunque precedente il 1861).

 

misura da vino dello Stato Pontificio – “mezzetta (n. i. 262)

provenienza: Leonessa
materiale: vetro
descrizione: antica misura di capacità per vino usata, prima dell’unità d’Italia, nello Stato Pontificio. Sull’orlo superiore, a rilievo, è impresso il bollo caratteristico di queste misure pontificie: il “fiore” a otto “petali” (o “stella” a otto “raggi”)
misure: h. cm.  26,4; diam. cm. 9,8; bocca : diam. (int.) cm. 7
stato di conservazione: buono (incrinatura verticale)
acquisizione: dono di Dino Maddalena

anno: 2010

 

Published in La casa rurale

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