Gli scaldaletto.
Il rigido clima di Leonessa obbligava ad aguzzare l’ingegno e a escogitare i mezzi utili a riscaldare, o intiepidire il letto prima di coricarsi. Un vecchio detto locale dice: «A Leonessa: undici mesi de friddu e unu de friscu». Nelle stanze da letto di un tempo, il riscaldamento era assente tranne, a volte, la presenza di un braciere. La tenuta delle imposte delle finestre e delle porte, inoltre, non era tale da garantire la tenuta del calore nell’ambiente. A ciò si aggiungeva, nelle dimore più povere, il fatto che il soffitto della stanza da letto era fatto di travicelli su cui poggiavano i coppi di copertura del tetto. Sovente, dalle fessure tra i coppi filtravano i fiocchi di neve.
Scaldaletto a traliccio (lu prete).
Lo scaldaletto a traliccio era molto usato a Leonessa per via del clima decisamente rigido del lungo inverno. Questo tipo di scaldaletto – maliziosamente chiamato “prete” – constava di un’armatura in legno contenente il braciere (la mònica). Infilato tra le lenzuola sotto le coperte, il “prete” intiepidiva il letto quanto bastava per evitare il contatto del corpo con le lenzuola gelate. Esistevano due tipologie di “prete”: con le estremità dell’armatura congiunte e con le estremità disgiunte, entrambi presenti nella nostra raccolta museale. Il piano d’appoggio del braciere era sempre rivestito da un lamierino di ferro o latta per evitare che il calore della brace contenuta nel braciere riscaldasse troppo il legno. Anche la parte mediana del traliccio sovrastante il braciere era foderata, all’interno, da lamierino.
Scaldaletto a traliccio chiuso – prete (n. i. 110)
provenienza: Leonessa
materiale: traliccio in legno di frassino, fondo e copertura in legno compensato ricoperto all’interno di lamierino zincato
descrizione: il traliccio in strisce di frassino presenta un profilo a losanga. Ai due estremi, nel senso della larghezza, è fissato a due traverse. Il fondo e la copertura sono inchiodati alle strisce. Al centro, due assicelle verticali mantengono divaricato il telaio in altezza. Fabbricazione artigianale
misure: l. cm. 124,5; lg. cm. 33,5; h. cm. 38; strisce: lg. cm. 4, spess. mm. 8; fondo e copertura: cm. 28 x cm. 33,5, spess. mm. 6; traverse: cm. 33,5 x cm. 4 x cm. 2,7
stato di conservazione: ottimo
acquisizione: dono di Maria Chiaretti
anno: 2010
bibliografia: Scheuermeier 1996, II: 78-79 e fig. 211; foto 99, 100
Scaldaletto a traliccio aperto – prete (n. i. 209)
provenienza: San Vito (Leonessa)
materiale: legno di faggio; assicelle in legno di abete
descrizione: scaldaletto di fabbricazione autarchica formato da quattro stanghe di faggio dal profilo leggermente ricurvo e da due ripiani formati uno da un sol pezzo, l’altro da assicelle; la parte superiore e inferiore dello scaldaletto sono tenute separate da quattro pioli tondi passanti in fori praticati nelle stanghe la cui tenuta è assicurata da zeppe di legno duro inserite nel diametro del piolo
misure: l. cm. 105; h. max. cm. 33; stanghe: spess. massimo cm. 3; ripiani: cm. 33 x cm. 33
acquisizione: dono di Maria Adelaide Di Persio
stato di conservazione: ottimo
anno: 2014
bibliografia: Scheuermeier 1996, II: 78-79 e fig. 211; foto 99, 100
Braciere da letto – mònica (n. i. 109)
provenienza: Leonessa
materiale: ghisa
descrizione: profilo tronco-conico, bordo dentellato con 6 aperture alternate di cm. 3 x cm. 1,7 ciascuna. All’interno, fondo rimovibile con aperture longitudinali
misure: diam. sup. est. cm. 19,5; diam. inf. est. cm. 15; pareti: spess. mm. 5 h. cm. 8,2
stato di conservazione: ottimo
acquisizione: dono di Maria Chiaretti. Appartenuto al padre. Fine Ottocento.
anno: 2010
Scaldino di rame, (scallaliéttu).
Questo tipo di scaldino era composto da un recipiente in rame, munito di coperchio forato apribile, che fungeva da braciere, assicurato a un manico in ferro in genere fornito di impugnatura di legno. Un volta riempito di brace, con lo scaldino si strofinavano le lenzuola prima di coricarsi.
Scaldino – scallaliéttu (n. i. 107)
provenienza: Leonessa
materiale: rame; manico in ferro; impugnatura in legno
descrizione: lo scaldino si compone di un manico e di un corpo in rame munito di sportello apribile destinato a contenere le braci. Il manico di ferro è munito d’impugnatura in legno. Il corpo è fissato al manico da due rivetti di rame. Il coperchio è decorato a sbalzo sulla circonferenza da buccellature e presenta fori di aerazione tondi e a losanga. Su manico è incisa una P
misure: l. tot. cm. 61; diam. superiore cm. 19; diam. alla base cm. 20; coperchio: diam. cm. 21, lg. tot.; manico di ferro: cm. 40; manico di legno: lg. cm. 12,3, diam. max. cm. 2,8
stato di conservazione: ottimo
acquisizione: dono di Loredana e Ovidio Iacorossi
anno: 2012
bibliografia: Scheuermeier 1996, II: 78; 79 fig. 209
Scaldino di rame con manico in ferro. Diam. alla base del coperchio cm. 22,2 h. cm. 12,7 l. tot. 51. Ocre S. Pietro. Collezione privata
Piccolo scaldino di rame; manico in rame; coperchio ribaltabile. Usato per scaldare la culla o il lettino dei bambini. Diam. cm. 9,2 diam. max cm. 11,8 h. cm. 7,5 l. cm. 20,5. Ocre S. Pietro. Collezione privata
Scaldini dei poveri.
Non tutti potevano permettersi l’uso del costoso scaldino di rame, sicché, in alternativa, oltre agli scaldini a traliccio che potevano anche essere autocostruiti, per riscaldare le lenzuola erano usati il ferro da stiro o un mattone previamente riscaldati alla fiamma del focolare.
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